L’Alta Guajira è una regione della Colombia situata a nord-est del paese, è il più a nord del Sud America. Abbiamo scelto di trascorrere in questa regione tre giorni e il nostro itinerario comprendeva Riohacha, Cabo de la Vela e Punta Gallinas.
Abbiamo raggiunto la cittadina di Riohacha da Cartagena con un bus della linea Expresso Brasilia in un viaggio della durata di sette ore circa. La cittadina è piccola ma graziosa, non c’è il trambusto e il traffico delle grandi città e tantomeno la ressa di turisti. Abbiamo scelto un piccolo è grazioso ostello sulla Calle 3 a due passi dal mare e da quello che loro definiscono, il vivace lungomare.
I ragazzi dell’ostello ci aiutano ad organizzare in autonomia il tour in Guajira perchè, raggiungere Cabo e Punta è semplice e in autonomia diventa economico. Non abbiamo bisogno di portare con noi gli zaini, ma solo lo stretto necessario.
Cosa serve per un viaggio nel deserto:
- Portare una tanica di acqua, li la troverete senza problemi ma è molto più cara
- Non indossate magliette bianche, la sabbia le macchierà di giallo. Io vi dico: non mettete magliette bianche perché non avendo con voi il bagaglio, oltre che con la sabbia potreste sporcarvi con qualsiasi cosa, sul nero non si vede!
- Portare dolcetti, riso e acqua per donarli ai bambini del deserto. Nel mezzo del nulla, nel deserto più secco, sbucheranno dal nulla bambini che bloccano le strade per avere qualcosa in cambio. Non sono pericolosi ed è carino regalargli del cibo.
- Crema solare protezione 50+. Il sole è caldissimo e vi brucerà la crema è l’unico modo per non scottarsi, non dimenticatela vi brucerete anche stando all’ombra.
- Torce da testa o da mano, se non le avete la luce del cellulare andrà benissimo ma occhio alla batteria, io vi raccomando anche i power bank per non rimanere mai scarichi.
- Portatevi indumenti caldi, nel deserto la sera ci sono molti sbalzi di temperatura e potrebbe far freddo sopratutto se come noi, avete scelto di dormire in amaca.
Tre giorni nel deserto in Alta Guajira:
Partiamo da Riohacha verso le 7 del mattino, dall’ostello ci facciamo chiamare un collettivo per andare a quattro vie un incrocio a poca distanza da Uribia. Il collettivo, è un auto da 5 posti incluso l’autista che parte solo nel momento in cui, è al completo.
La corsa dura circa un’ora e costa sui 15,000 pesos a testa, l’equivalente di 4,50€.
Il collettivo ci lascia come stabilito a quattrovie, da qui in poi dobbiamo trovarci un altro collettivo per raggiungere Cabo de la Vela. Non impieghiamo molto a trovare un’altra vettura ma ci manca una persona e l’autista non parte e non sembra volerci aiutare a trovare l’ultimo passeggero. Dopo un’ora di trattative e ricerche, troviamo un ragazzo del posto che sale in auto con noi (lui ovviamente paga 10,000 pesos non 15,000 come noi).
La strada è sterrata, la vecchia jeep che ci accompagna salta e si scuote; inizia a scorrere attorno a noi un paesaggio magnifico fatto di deserto, una ferrovia abbandonata e diversi cactus molto secchi (sono 3 anni che non piove in queste terre e la situazione è davvero problematica).
Il viaggio dura circa un ora e mezza arriviamo a Cabo de la Vela e decidiamo di fermarci nel primo alloggio nativo che troviamo, ci facciamo convincere dalla posizione un pochino defilata e dalle due intime amache sulla spiaggia. Abbiamo una bellissima vista su Cabo, il vento dondola l’amaca e regna il silenzio, non poteva chiedere di meglio un giorno di pace e tranquillità. La nostra giornata è molto monotona: dopo un buon pranzo a base di pesce alla griglia, non facciamo altro che bagnarci e risalire in amaca per tutto il pomeriggio. Verso le 5, prendiamo una moto e ci facciamo accompagnare alla vera perla di questa zona il Pilon de Azucar. Saliamo sul Pilon, la collina che sovrasta la spiaggia e sulla cui cima si erge un piccolo santuario della Virgen de Fatima. Questo è il posto ideale per godersi il tramonto o per fare un bagno tra i cavalloni nella spiaggia del Pilon.
Di sera vi sarà utile la torcia perchè non ci sono luci. Ceniamo in uno dei pochi ristoranti aperti; non è un posto per feste o cose simili, qui c’è solo pace e tranquillità. Alle 9 la città dorme e noi con lei perché il mattino successivo la sveglia sarà tra le 4,30 e le 5,00, per via del sole che sorge e perché per raggiungere Punta Gallinas si parte all’alba.
La nostra prima notte in amaca non è stata delle migliori, dormire in spiaggia è magnifico, il rumore del mare ti culla ma, se quell’angolo di paradiso, diventa anche il raduno dei cani randagi della zona ecco che la magia crolla e devi convivere con teste di cane che ti toccano da sotto l’amaca, screzi improvvisi tra cani che ringhiano, ululati a caso e via di questo passo.
Dopo la travagliata notte, alle 5 ci svegliamo e saliamo sulla jeep per raggiungere Punta Gallinas. Abbiamo concordato il mattino seguente per un importo di 130.000 pesos a testa, circa 40€, una sorta di tour che comprendeva:
- il trasporto fino a Punta Gallinas 2h e mezza di viaggio
- l’imbarcazione che in 5 minuti ti porta al camping di Punta Gallinas
- il tour di Punta Gallinas che include un mirador, il faro e le dune di Taroa
Le due ore che ci separano da Punta io le ho trovate infinite: è un viaggio impegnativo, la strada è sterrata e le vecchie jeep che usano saltano su e giù tra dune e campi. I paesaggi sono sempre desertici, alcune zone sono abitate dalle popolazioni Wajuu. E’ in questo tratto di strada che userete il cibo che avete comprato per i bambini questi infatti, si appostano sulla strada che porta a Punta Gallinas, tirano le corde per far si che le macchine si fermino, corrono allo sportello e si fanno regalare qualcosa da mangiare.
Arriviamo a Punta Gallinas in un campeggio molto basico che offre 3 tipologie di alloggio: cabane, chinchorri (amache grosse) e le amache le ultime, sono le più economiche. Il camping si trova nel bel mezzo del nulla, funziona come un hotel all inclusive, tutti i pasti sono da consumare li, c’è un piccolo bar che vende acqua, birra e bibite; tutto viene segnato su un foglio con il vostro nome e l’ultimo giorno prima di partire si salda il conto.
Dopo colazione prendiamo la jeep e iniziamo la parte di tour dedicata a Punta Gallinas: il primo stop è il faro dove la torretta espone un graffito che indica che quello è il punto più a nord del Sud America. Alle spalle del Faro, verso il mare, ci sono delle montagnette di rocce un dono a madre natura o come la chiamano qui Pachamama.
Ci fermiamo in un punto panoramico per scattare qualche foto ma la sosta è breve, tutti fremono per raggiungere le dune di Taroa, le dune di sabbia gialla che cadono a picco sul mare. Abbiamo due ore per goderci il deserto e il mare: scivoliamo giù dalla duna e ci tuffiamo tra i cavalloni in mare. Non aspettatevi un mare caraibico, qui ci sono i cavalloni e la spiaggia è fatta dal deserto di sabbia gialla.
Rientriamo al camping quando orami è ora di pranzo e nel pomeriggio abbiamo il tempo di rilassarci, di fare un’escursione per vedere i fenicotteri rosa (15,000 pesos = 4,5€) e di andare alla spiaggia di Punta Aguja e goderci il tramonto. Si cena alle 7 e mezza e alle 9,00 tutto tace, siamo nelle nostre amache con i piumini e le coperte che ci danno, per trascorrere questa volta una notte molto più tranquilla e piacevole.
La mattina dopo alle 6 c’è la colazione e alle 7 si torna alle jeep che ci riportano a Uribia dove con un altro collettivo e 15,000 pesos torniamo a Riohacha.
Informazioni utili:
- Portatevi soldi contanti, non esistono ATM
- A punta Gallinas ci sono bagni e docce, a Cabo nel nostro alloggio la doccia era un secchio d’acqua al costo di 2,000 pesos.
- Per quanto riguarda la sicurezza, non abbiamo riscontrato problemi. L’unica accortezza dormendo in amaca soldi e passaporti teneteli sempre addosso.